Perché dovremmo sforzarci di capire un animale? E' faticoso, richiede impegno, e in fondo a cosa serve? E' l'animale a doversi adattare a noi, non viceversa.
Per almeno un paio di motivi.
Perché le spiegazioni che diamo al comportamento che osserviamo sono sempre o quasi sempre sbagliate, se non abbiamo studiato la comunicazione specifica della specie cui appartiene l'animale con il quale viviamo e non abbiamo impiegato tempo e attenzione per conoscerlo come individuo.
Una convivenza che si fondi su interpretazioni sbagliate e scarsa conoscenza dell'altro somiglia più a una condivisione di spazi fra estranei che parlano lingue diverse, che a una famiglia o a un gruppo affiliativo.
Perché nella spiegazione sbagliata perdiamo moltissimo, e in profondità: l'animale, noi stessi e le infinite possibilità di una relazione.
Eliminare dal nostro orizzonte, e soprattutto dall'orizzonte relazionale, le emozioni, le motivazioni e le intenzioni nascoste nei comportamenti dell'altro - cane, gatto, coniglio o umano che sia - li priva del loro senso di esseri senzienti e di individui e li trasforma in simulacri di loro stessi.
Nella "raffigurazione in forma simile" quale il simulacro è, tutto rimane apparentemente uguale: l'animale corre, gioca, si lascia accarezzare, ma non è più un soggetto, proprietario della sua vita e del suo corpo, titolare di diritti esistenziali, bensì diventa giocattolo, peluche vivente, esattamente come i robot che simulano le funzioni umane.
Se restiamo ciechi alle emozioni dell'animale mortifichiamo anche le nostre emozioni, perché le tacitiamo e narcotizziamo subordinandole al piacere estetico e egoistico della performance fisica, dell'obbedienza a un comando.
Se restiamo ciechi alle emozioni dell'altro, non siamo più capaci di vedere e percepire dentro di noi la mortificazione alla quale condanniamo gli animali che ci vivono accanto, quale può essere una catena alla quale leghiamo il cane che scappa o non capisce chi è il capo, le punizioni o l'indifferenza cui lo sottoponiamo per non averci obbedito.
Tanto, basta che gli animali abbiano da bere, da mangiare e una cuccia. E tanto amore. Cieco.
Alessandra Scudella
Foto:
Automa del settecento
Jeremy Irons