It's me

Mario Miccoli, Uomo cane, olio su cassetta di legno.

"Anerkuon ASD" è un'associazione sportiva dilettantistica il cui obiettivo principale è la qualità di vita delle persone e dei cani."

Della pericolosità del giudicare

« E noi che non siamo abituati a scrutare nel profondo, ci mettiamo alla ricerca dell'apparenza esteriore, trascurando il fatto che ciò che determina il movimento è all'interno: è come se qualcuno volesse guardare la sua immagine, ignorando la sua provenienza. »

Plotino, “Enneadi”, V, 8

Cadiamo tutti nell'errore di giudicare l'identità di un individuo osservandone i comportamenti. Errore doppio, giacché dall'osservazione non dovrebbe discendere il giudizio bensì l'analisi; e perché un individuo non si esaurisce in ciò che mostra di sé. Solitamente, al contrario, ciò che mostriamo è il pallido riflesso della ricchezza di ciò che siamo.

I comportamenti sono ingannevoli per loro natura: nascono come traduzione intima e interiore di un dolore, di un bisogno o di un desiderio e sono a essi strettamente collegati, ma con il tempo si generalizzano ad altri ambiti subendo un'ulteriore traduzione rispetto a ciò che lI i ha originati, che rende ancor più difficile la loro comprensione sia da parte di chi li osserva sia, sembrerà incredibile, da parte dell'individuo che li esibisce e che ne diviene in un certo senso "vittima".

Il comportamento è l'espressione indiretta e visibile di una complessità invisibile - perché psichica e emotiva - che richiede attenzione e cura, piuttosto che giudizio sommario; perché sia sereno e equilibrato necessita di un'educazione che tenga conto della specificità del singolo individuo e soprattutto che non cerchi di contenerlo e normarlo ma, al contrario, di creare le condizioni necessarie affinché possa esprimersi senza provare vergogna o timore di ciò che sente.

 

In concreto e, necessariamente, generalizzando, si porta un esempio.

 

Sono molti i modi in cui un cane che abbia subito violenza può reagire e agire nei confronti delle persone: può comportarsi in modo aggressivo ma anche, al contrario, in modo apparentemente socievole, ad esempio andando incontro a tutti scodinzolando e facendosi piccolo; oppure abbaiare a tutti; o ancora essere sempre agitato; saltare addosso a estranei e familiari; montare sconosciuti e tutti o alcuni componenti della famiglia. Questo piccolo elenco non li descrive tutti.

 

E' recente il caso di un giovane adulto, da qui in poi F. (ometto ogni riferimento per ovvi motivi di privacy) che, cucciolo e adolescente - il periodo più delicato della vita di un cane (come di ogni essere vivente)  - ha subito un addestramento di tipo coercitivo (collare a strozzo, strattonate al guinzaglio, induzione impositiva di alcune posture quali terra e seduto, etc etc) e che oggi non sa camminare al guinzaglio, ha paura se lasciato solo, è sempre agitato , monta familiari e sconosciuti.

Il comportamento di monta, contrariamente a quanto ancora la maggioranza delle persone pensa e purtroppo è possibile rinvenire nel web, raramente ha il significato di "dominanza" (concetto che merita un articolo a sé stante, talmente è complesso, articolato e soprattutto frainteso): più frequentemente significa "smetti di fare quello che stai facendo, fermati". E questo è solo uno dei molti significati possibili.

 

Un cane che mentre subisce violenza o imposizioni monta chi lo aggredisce non vuole dominarlo: vuole fermarlo. E già questo dovrebbe denunciare la bontà dell'indole di F.: un cane di indole diversa inizialmente potrebbe esibire il comportamento di monta, ma presto passerebbe a vie meno "diplomatiche", esibendo comportamenti di tipo aggressivo fino al morso. 

La monta, dunque, è inizialmente direttamente collegata ai comportamenti violenti dell'addestratore: sarebbe facile spiegarla, a quest'altezza della triste storia di F.. Ma non solo non viene spiegata, viene addirittura punita. Perché un cane non può permettersi di montare un essere umano.

Con il passare del tempo, F. generalizza questo comportamento esibendolo anche nei confronti della persona con cui vive e verso chiunque entri in contatto con lui.

 

Come si diceva sopra, il comportamento ora ha subito un'ulteriore traduzione, che lo allontana dalla spiegazione iniziale, assumendo il compito di significare la paura o il disagio che F. prova verso le persone. Tutte. In aggiunta, si è "automatizzato", è diventato ossessivo: F. non sa fermarsi, tanto in profondità abita ormai il suo terrore. 

 

Il comportamento, in altre parole, è paragonabile al fenomeno della rifrazione: quel che si vede è collegato a quel che non si vede, ma in modo distorto. 

 

Giudicare e mettere in atto azioni nei confronti di un individuo sulla base della sola osservazione del comportamento che manifesta, costituisce un errore di rifrazione che  equivale allo sguardo della Gorgone Medusa: brucia la comprensione delle cause e della vita emotiva del soggetto che lo esprime e quindi, in ultima analisi e in senso nemmeno troppo metaforico, la ricchezza e la complessità della sua vita.

 

Alessandra Scudella

 

Foto: Medusa, Gian Lorenzo Bernini, 1630 

Sul mito della Gorgone Medusa: Esiodo, Teogonia (274-284); Ovidio, Metamorfosi (IV 769-803).

Oltre al mito vulgato, tuttavia, esiste una versione di esso, accennata in un verso del poeta Giovan Battista Marino (al quale Bernini, come Caravaggio, potrebbe essersi ispirato), secondo la quale Medusa morì per aver erroneamente intercettato la sua immagine in uno specchio. A questo proposito si rimanda all'articolo: http://piantatastorta.altervista.org/lo-sguardo-dellerrore-la-medusa-di-gianlorenzo-bernini/

 

Rifrazione: http://www.treccani.it/vocabolario/rifrazione/ f. [dal lat. tardo refractio-onis, der. di refractus: v. rifratto]. – In fisica, fenomeno (detto anche r. ordinariao semplice per distinguerla dalla r. doppia o birifrazione) che si produce, insieme alla riflessione, allorché onde luminose, o più in generale elettromagnetiche, attraversano la superficie di separazione di due mezzi trasparenti (per es., aria-vetro, aria-acqua, ecc.): le onde che si propagano nel secondo mezzo subiscono un cambiamento di direzione (oltre che di intensità e di stato di polarizzazione), dipendente sia da fattori geometrici sia dalle costanti elettromagnetiche (costante dielettrica, permeabilità magnetica, conduttività elettrica) dei due mezzi. Studiato dapprima come fenomeno puramente ottico, trae il suo nome dal fatto che un oggetto immerso parzialmente nell’acqua appare come se fosse spezzato (v. rifratto). (...) Per estens., si parla di rifrazione anche in riferimento alla brusca deviazione che, nel passaggio da un mezzo a un altro, subiscono forme di radiazione diverse da quella elettromagnetica, come le onde sonore. 

 

La citazione iniziale si deve alla pagina FB "Filosofia e Storia della Filosofia" https://www.facebook.com/filosofia.storiadellafilosofia/

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