It's me

Mario Miccoli, Uomo cane, olio su cassetta di legno.

"Anerkuon ASD" è un'associazione sportiva dilettantistica il cui obiettivo principale è la qualità di vita delle persone e dei cani."

Habeas Corpus

Il caso ha voluto, ammesso sia stato il caso a volerlo, che in un solo giorno mi capitassero fra le mani tre articoli diversi, apparentemente molto lontani fra loro. 

 

Il primo: L'odio, una stupida patologia - apparso su Il Foglio il 16 gennaio scorso, a firma del professor Vito Mancuso.

Partendo da alcuni recenti fatti di cronaca, Mancuso si chiede "che ruolo ha l'odio nella struttura del mondo" - se sia cioè "congenito e quindi naturale" o invece "sopravvenuto e quindi innaturale".  La risposta corretta è per il teologo la seconda: l'odio non è naturale, anzi, è una patologia, precisamente di "quella condizione strutturale che Eraclito chiamava polemos e Empedocle neikos". 

Sintetizzando e semplificando:

In natura non esiste odio, esiste conflitto (polemos), il cui complementare è l'armonia, e il mondo fisico e umano sono "retti da due forze contrastanti (...) philotes e neikos, cioè concordia e discordia, intesa e contesa, amicizia e astio".  

Mentre il conflitto richiede la sconfitta dell'avversario, l'odio ne reclama l'annientamento, la distruzione. L'odio è dunque una forma patologica di "quel conflitto che inerisce strutturalmente all'essere" umano. Perché gli animali che si nutrono della vita di altri animali o di erba non lo fanno perché odiano gli altri animali e l'erba, e financo le mantidi che uccidono i maschi dopo l'accoppiamento non odiano. Solo gli umani sono capaci di odio perché solo lo spirito, cioè la libertà, può odiare: quando si ammala, "non è più al servizio della responsabilità ma del suo contrario, cioè della negazione, dell'avversione, della distruzione"

L'odio è lo sguardo rivolto all'altro distorto e deformato dal "desiderio di distruzione": l'opposto della "retta visione", che "genera apertura mentale e apertura del cuore, ovvero empatia". Ne consegue che se dalla retta visione discendono armonia e vita, l'odio distrugge entrambe, introducendo la morte; esattamente come le cellule cancerogene che, aggressive e violente, portano alla morte dell'organismo. E, con esso, di loro stesse.

In conclusione, afferma Mancuso, l'odio è stupido, perché sa vedere solo se stesso, "non l'altro nella sua realtà effettiva" e perché porta distruzione e morte.

L'antidoto dell'odio non è dunque il bene, ma l'intelligenza di mantenere il conflitto senza farlo patologicamente degenerare.

 

Il secondo: un gruppo di articoli sulla timidezza delle chiome o della corona

Nel 1938 il botanico Francis Hallé definì in questo modo il fenomeno per cui alcune specie di alberi evitano di entrare in contatto fra loro, lasciando tra le loro chiome uno spazio che varia tra i 20 e gli 80 centimetri. Gli scienziati non hanno ancora fornito la risposta definitiva a questo comportamento, ma tra le ipotesi più accreditate compaiono l’ottimizzazione dell’esposizione alla luce e della fotosintesi e il contenimento o addirittura l’eliminazione della diffusione di insetti dannosi.  

 

Il terzo: Animali ed esseri umani: gli stessi diritti? - comparso su Il Blog di Beppe Grillo il 15 gennaio 2019 a firma di Steven Wise

Steven Wise è un avvocato statunitense che dedica la sua vita e il suo mestiere alla difesa degli animali, e insegna diritto animale in varie università degli Stati Uniti. Come afferma lui stesso nell’articolo, nel 1985, dopo anni trascorsi nei tribunali per dare voce a chi non ha la nostra stessa voce, si rende conto che stava “cercando di fare una cosa letteralmente impossibile”, dal momento che gli animali sono, dal punto di vista giuridico, beni e non persone giuridiche. La differenza fra le due categorie è enorme: automobili, case, ogni sorta di oggetto grande o piccolo che possediamo sono beni di cui possiamo disporre come vogliamo; gli umani sono invece persone giuridiche e come tali hanno “capacità giuridica per un infinito numero di diritti”.

Tuttavia, “Umani e persone giuridiche non sono sinonimi. Da un lato, molti esseri umani, nei secoli, sono stati trattati come beni. Gli schiavi erano beni; le donne, e i bambini, sono stati dei beni. Dall’altra parte ci sono le persone giuridiche, categoria che non si è mai limitata ai soli esseri umani. Ad esempio, molte persone giuridiche nemmeno sono vive. In Occidente sappiamo tutti che le aziende sono persone giuridiche. Nel 2000, la Corte Suprema Indiana decretò persone giuridiche i libri sacri della religione Sikh. E nel 2012 c’è stato un accordo tra gli aborigeni della Nuova Zelanda e la corona, per cui i fiumi furono riconosciuti persone giuridiche, proprietarie del proprio letto”.

Nel 1985 l’avvocato e professore cambia dunque direzione ai suoi studi e al suo impegno e durante le ricerche si imbatte in un caso di quasi 250 anni fa a Londra, “Somerset contro Stewart”: lo schiavo nero Somerset decise di fuggire dalla casa del suo padrone Stewart ma prima si fece battezzare e si procurò due padrini (“perché sapeva da schiavo del XVIII secolo, che una delle principali responsabilità dei padrini era proprio quella di aiutarti a scappare”) i quali, prima che il padrone riuscisse a riprenderlo, “ raggiunsero il giudice più influente, Lord Mansfield, e chiesero, un ordine di habeas corpus, a nome di James Somerset”.

“A quel punto, Lord Mansfield doveva decidere se James Somerset era un bene o meno. Quindi Lord Mansfield decise di partire dal presupposto, che James Somerset meritasse di acquistare personalità giuridica, così emise l’habeas corpus. Vi fu una serie di udienze nei sei mesi successivi. E il 22 giugno 1772, Lord Mansfield dichiarò la schiavitù così detestabile, e usò proprio il termine “detestabile”, che la legge non l’avrebbe permessa, e ordinò la liberazione di James”.

Ricalcando questo caso, nel 2013 Wise e la sua Fondazione Nonhnuman Rights Project  avvia il contenzioso, sporgendo tre denunce in tutto lo Stato di New York perché i giudici riconoscano a quattro scimpanzé (Tommy, Kiko, Hercules e Leo) l’ordine di Habeas Corpus.

Wise conclude l’articolo dicendo di non essersi ancora imbattuto nel suo Lord Mansfield, ma di essere certo di trovarlo.

 

L’aspetto che colpisce della scelta di Wise non è solo il fatto che si sia appellato al fondamento del diritto anglosassone, trascurando ogni considerazione di tipo etico, filosofico e bioetico che, nonostante la letteratura e la levatura degli autori non sembra abbiano fatto breccia definitiva nell’immaginario collettivo; è soprattutto il fatto che i valori e i principi che difende di fronte ai giudici dando parola a chi non parla le nostre parole siano libertà e uguaglianza. I motivi di questa scelta sono la natura di diritto fondamentale della libertà (autonomia e autodeterminazione) e la caratteristica analogica dell’uguaglianza, giacché è  “quel tipo di diritto che ti spetta perché somigli a qualcun altro in modo rilevante (…). Quindi se gli somigli, dato che loro hanno quel diritto, e tu sei come loro, anche tu hai diritto a quel diritto”. Per provare di fronte ai tribunali l’uguaglianza, Wise si è rivolto a scienziati di tutto il mondo esperti delle capacità cognitive degli scimpanzé.

Nonostante per il professor Mancuso la libertà, che coincide con lo spirito, non risieda né nella psiche né nel corpo, quando si ammala e odia è della psiche e del corpo altrui che si appropria, distruggendoli o riducendoli in schiavitù. Tuttavia, purtroppo, non occorre odiare qualcuno per privarlo della sua libertà e della proprietà del suo corpo, giacché è sufficiente ritenerlo inferiore o dissimile (quindi non uguale).

Forse, prima dell’etica e della bioetica - categorie filosofiche per le quali probabilmente non siamo pronti né intellettualmente, né spiritualmente, né psichicamente – è davvero il diritto alla proprietà del corpo su cui dobbiamo confrontarci, e riflettere. Il corpo degli esseri viventi tutti, in termini laici e facendo attenzione a non cedere agli estremismi.

Forse, la strada che dovremmo percorrere è indicata dagli alberi, che mantengono una distanza tra i loro corpi – o, meglio, parti di essi, che siano le chiome o le radici – al fine di trarne tutti beneficio (compresi gli altri, come il terreno e il sottobosco, che da quella distanza vengono raggiunti dai raggi del sole).

Timidezza è forse un altro nome che si può dare alla collaborazione e alla convivenza.

 

Alessandra Scudella

 

 

  

 

 

 

 

  

 

Foto di copertina: 

Trina Merry - Tuscany

ww.fubiz.net/en/2017/03/29/incredible-optical-illusion-body-painting-by-trina-merry-2/

 

L'odio, una stupida patologia - di Vito Mancuso, 16 gennaio 2019:

https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/01/20/news/lodio-una-stupida-patologia-233228/

 

La timidezza delle chiome:

https://www.keblog.it/alberi-si-evitano-timidezza-delle-chiome/

https://orticolario.it/natura-sensitiva-la-timidezza-delle-chiome/

https://www.vanillamagazine.it/timidezza-della-corona-il-fenomeno-per-cui-le-chiome-degli-alberi-evitano-di-toccarsi/

http://www.incredibilia.it/timidezza-delle-chiome/

https://www.terraeco.net/Observez-la-timidite-des-cimes-ce,62492.html

 

Per approfondire: 

Verde Brillante, sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, di Stefano Mancuso e Alessandra Viola

 

Animali ed esseri umani: gli stessi diritti?  - di Steven Wise:

http://www.beppegrillo.it/animali-ed-esseri-umani-gli-stessi-diritti/

https://en.wikipedia.org/wiki/Steven_M._Wise

 http://www.treccani.it/enciclopedia/habeas-corpus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Copyright © Anerkuon, 2018
Facebook: Anerkuon ASD • Email: info@anerkuon.itMobile: +39 389 8919552
P. IVA e C.F.: 90131390560
By: Iterland Agenzia di comunicazione, Arte & Immagine

Search

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più riguardo i cookie vai ai dettagli.