Trovare le relazioni fra le cose è stimolante e divertente, ma sforziamoci di utilizzare in misura migliore il cervello di Sapiens Sapiens (dicitura superata, giacché pare sia sufficiente dirlo una volta) di cui andiamo oltremodo fieri e che abbiamo posto, insieme a tutto il resto del nostro corpo, alla sommità della piramide evolutiva (immagine e concetto pare anch’essi superati da più moderne scoperte e riflessioni scientifiche).
Se una pipa dipinta non è una pipa, ma il suo simbolo; se una rosa rimane una rosa, nonostante l’ampia gamma di evocazioni emotive e romantiche il solo nome produca; così, un essere vivente è un essere vivente, anzi, di più, un individuo unico che vive e sente.
Un cane è un cane. Non è un pelosetto, non è un figlio, non è un bambolotto da agghindare, non è bello da mordere, non è un babà, o un muffin.
Slittare un’identità equivale a non riconoscerla, e la mancanza di riconoscimento porta a trasformare qualcuno in qualcosa e a ritenere noi umani il centro e l’unità di misura del mondo. Tranquillizziamoci. Non siamo soli su questo pianeta. E soprattutto…
Un cane è un cane è un cane.
Alessandra Scudella
Foto:
René Magritte: La Trahison des images (Il tradimento delle immagini), 1928-1929
René Magritte: Le Tombeau des Lutteurs (La tomba dei lottatori), 1960