Melampo è, tra i cani universalmente conosciuti realmente esistiti o frutto di opere di fantasia, forse tra i più famosi e i meno amati. Collodi non gli conferisce nemmeno un’esistenza carnale, facendolo comparire nella narrazione non come cadavere appena rinvenuto ma assente, morto da poche ore.
La storia è nota.
Pinocchio, sorpreso da un contadino intrappolato in una tagliuola nel suo terreno, viene messo a catena al posto del cane appena morto, Melampo, per proteggere le galline dalle faine. In questo ruolo, il burattino scopre che il cane aveva stretto un patto con questi animali, in base al quale permetteva loro di rubare otto galline a settimana in cambio di una per lui. La prima notte, Pinocchio compie il suo dovere avvisando il contadino della presenza delle faine, impedendo così loro di impossessarsi delle galline e ottenendo per se stesso la libertà.
L’episodio, apparentemente molto semplice e metafora, secondo alcune interpretazioni, della vittoria dell’onestà sulla furbizia/disonestà, della fedeltà sull’infedeltà, della giustizia sull’ingiustizia, nasconde altre possibili letture. Spostando l’attenzione dal burattino al cane, nonostante esso sia solo un nome e un ricordo, emerge come l’elemento portante della storia di Melampo non sia esclusivamente il tradimento nei confronti del contadino, ma anche la catena.
Melampo è un cane che ha trascorso tutta la sua vita legato a una catena, schiavo di un ruolo e di una persona che è probabile si accorga della sua morte solo dopo la sua morte (“Ormai è tardi e voglio andare a letto. I nostri conti li aggiusteremo domani. Intanto, siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. Tu mi farai da cane di guardia”), tanta e tale deve essere stata la sua attenzione nei confronti del cane e della sua salute.
La catena, fisica o psichica, è la sorte di moltissimi cani, anche nel nostro paese. Quella di Melampo, reale, rappresenta anche tutti i tipi di catene con le quali mortifichiamo, limitiamo, dis-conosciamo l’identità del cane e degli animali in generale: condizionamenti, indifferenza, rapporti di dominanza, utilizzo, sfruttamento.
Melampo diventa quindi simbolo della perversione della relazione che noi umani instauriamo con il cane (e, estensivamente, con gli animali domesticati in particolare e con gli animali in generale, considerati comunemente non individui appartenenti a una specie diversa dalla nostra, con il loro corredo comunicativo e identitario, possessori degli stessi nostri diritti di vivere e abitare questo pianeta, ma mezzi per altro – cibo, lavoro, compagnia, ‘sport’, divertimento, etc), dove il termine ‘perversione’ va inteso in senso etimologico: per-vertere, che in latino significa volgere, rovesciare – volgere il bene in male, mettere sottosopra. In senso etimologico-strutturale, la perversione è insieme una tensione all’eccesso e un misconoscimento delle differenze.
Melampo non tradisce il suo padrone, bensì difende, cerca e afferma se stesso: impedito nella libertà, nei movimenti, molto probabilmente poco e male alimentato e curato, fa un patto con la parte selvaggia, o meglio, libera, non domesticata, a lui disponibile dell’animalità – le faine – non potendo vivere la propria, per recuperare proiettivamente almeno un’idea, un odore di identità e di libertà.
Vale la pena notare che Melampus è, ancor prima del nome di un cane, il nome del primo mortale cui gli dei, nella mitologia greca, concessero il dono della divinazione, poiché, bambino, due serpenti gli lambirono le orecchie rendendolo abile a comprendere il linguaggio di tutti gli animali. Umano, manteneva in sé una conoscenza antica, mitologica appunto, che gli permetteva di comunicare con le altre specie.
Il nome Melampo identifica dunque, in ultima analisi, un ibrido: l’animale, il burattino che è un semi-umano, e il semi-dio.
Alessandra Scudella
Foto:
Pinocchio, illustrazione di Chiara Civati
"Quattro serpenti" - Fortunato Depero, 1925
Per approfondire:
Cani famosi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Cani_famosi
https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Cani_immaginari
www.ildolcedomani.com/2012/03/cani-e-letteratura.html
http://www.osservatoriesterni.it/speciali/i-cani-nella-letteratura
www.wuz.it/articolo-libri/5991/cani-protagonisti-libri-romanzi.html
Perversione - definizione:
Dizionario etimologico online http://www.etimo.it.
Estremamente interessante l’analisi etimologico-psicanalitica del deverbativo perversio-perversionis (dal verbo, appunto, pervertere) nel breve saggio di Luciano Farmini “Etimologia e Psicoanalisi” (http://www.ilruoloterapeutico.fg.it): secondo Freud, la perversione “… non nasce dal conflitto tra le pulsioni inconsce e i divieti del Super-io (come la nevrosi, ndr), ma dal misconoscimento delle differenze (…)” (pg 37). Nonostante Freud si riferisse alla perversione del bambino che non riconosce le differenze tra il suo sesso e quello del genitore, considerandosi così, fino alla fase edipica, un partner adeguato per il genitore di sesso opposto, ritengo che il concetto di misconoscimento delle differenze – astratto dal contesto freudiano – possa bene applicarsi alla relazione tra umani e cani.
Il mito del semi-dio Melampus:
https://it.wikipedia.org/wiki/Melampo
www.treccani.it/enciclopedia/melampo/
www.treccani.it/enciclopedia/melampo_(Enciclopedia-dell’-arte-Antica)/