Hot Dogs – Cani nell’arte: questo il titolo della mostra/conferenza/conversazione che si è svolta poco più di una settimana fa presso il Teatrino di Palazzo Grassi, a Venezia.
Protagonisti i cani, relatori il direttore di palazzo Grassi Martin Bethenod e il filosofo Mark Alizart, autore di Chiens, libro del 2017 che ripercorre la storia di un sodalizio tra due specie che affonda le sue radici in un lontanissimo passato e si declina su piani diversi, da quello relazionale a quello culturale a quello artistico.
La conversazione tra i due relatori, prendendo spunto dal libro, ha illustrato per grandi tappe la storia colta del legame tra uomo e cane, dalle pitture rupestri dell’8.000 a.c. rinvenute in Libia, al mastino spagnolo ritratto da Velazquez in Las Meninas, fino alle foto di Pierre Huyghe al podenco canario dalla zampa fucsia.
Aperto al pubblico e ai cani fino a esaurimento posti, l’incontro si è concluso con un buffet a tema per umani e per cani, i primi piatti alla mano e i secondi ciotole a terra a gustare le pietanze.
Questo evento riporta alla memoria una mostra che si svolse a agosto dello scorso anno a New York, di segno completamente opposto: non una mostra SUI cani, ma PER i cani: le opere furono realizzate da artisti contemporanei su commissione del critico d’arte Jessica Dawson, ispirata da Rocky, il cane che la accompagna con energia e interesse a tutte le mostre e i vernissage.
Quella di New York è stata la prima rassegna d’arte contemporanea indirizzata a un pubblico di cani, pensata e realizzata tenendo conto delle loro caratteristiche comportamentali e percettive.
Le opere furono infatti posizionate ad un’altezza ideale per loro e non per gli umani, in modo che i visitatori a quattro zampe potessero interagire con esse negli stessi modi in cui li vediamo esplorare il mondo che li circonda: annusando, marcando con l’urina, scalando, toccando…
Nonostante la necessità, l’importanza e la bellezza di iniziative del genere siano indiscutibili, è bene essere consapevoli che entrambe raccontano o, meglio, costruiscono una narrazione parziale e edulcorata della convivenza tra cani e umani che presenta anche e forse soprattutto aspetti e elementi estremamente cupi e tragici: intorno ai cani, sui cani, contro i cani (e gli animali in generale) gli umani agiscono ogni sorta di violenza, sopraffazione, abuso e sfruttamento, mossi sia da ragioni economiche (è facile lucrare su chi può facilmente essere ingabbiato, affamato, obbligato a riprodursi, ucciso per essere mangiato o per ricavare pellicciotti a buon mercato o, semplicemente, detenuto in un box, magari insieme ad altri dieci, venti e anche più simili, in canili gestiti da malfattori che semplicemente dall'esistenza dei cani imprigionati ricavano denaro) sia da vere e proprie patologie psichiche (accumulo, proiezioni di tipo vicariante, aberrazioni sessuali..).
Fino a quando il volto nero di questa amicizia, che tale è solo per il cane, non verrà preso in seria e fattiva considerazione da parte della politica, esso rimarrà confinato tra gli addetti ai lavori che, privi di sostegno sistemico e strutturato, non potranno fare altro che ripetersi una narrazione di orrore e di dolore.
Diego Velazquez, Las Meninas, olio su tela, 1656
Tibi Tibi Neuspiel, Any Dog Can Be a Guide Dog if You Don't Care Where You're Going. New York, agosto 2017
Eric Hibit, Harmony in Blue and Yellow. New York, agosto 2017
Alessandra Scudella
Fonti:
http://www.palazzograssi.it/it/eventi/tutti/hot-dogs-dogs-in-art
Per la mostra di New York:
Foto:
Copertina:
Pierre Huyghe au Centre George Pompidou – La critiquerie (didascalia al podenco fucsia)